riflessioni - Centro Moveo https://www.centromoveo.it/tag/riflessioni/ Psicologia e Psicoterapia Tue, 28 Apr 2020 14:56:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://www.centromoveo.it/wp-content/uploads/2019/10/cropped-Logo-1-1-32x32.jpg riflessioni - Centro Moveo https://www.centromoveo.it/tag/riflessioni/ 32 32 La TV al tempo del coronavirus https://www.centromoveo.it/2020/04/28/televisione-psicologo-montessori-bergamo/ Tue, 28 Apr 2020 10:18:07 +0000 https://www.centromoveo.it/?p=1235 Riflessioni sulle nuove (necessarie) prospettive del mezzo televisivo nell’infanzia Eccoci qua. Abbiamo atteso con trepidazione l’annuncio della “fase due del lockdown”, un filotto di parole che tre mesi fa sarebbe stato incomprensibile, ma abbiamo ottenuto solo qualche concessione in più. Lontanissime dal voler aprire una riflessione critica sulle scelte del Governo, che si trova tra le mani una bella gatta da pelare, in moltissime siamo però professioniste e madri e per noi si aprono diversi scenari, tutti ugualmente apocalittici. Passateci l’ironia, ma con i servizi per l’infanzia chiusi e la gestione della quotidianità a casa e dell’attività lavorativa sulle spalle, alle donne lavoratrici (e non solo) si prospetta un’estate molto faticosa. Per così dire. Lo smart-working aiuta a proseguire la propria attività professionale rispettando le limitazioni imposte, quando possibile, ma i piccoli di casa hanno comunque delle esigenze e non sempre è possibile richiedere l’aiuto di una baby-sitter. Qual è la soluzione che spesso ci viene in aiuto? La cara “zia” televisione. Tutti noi ante-millenial abbiamo potuto godere di lunghi pomeriggi con la compagnia di cartoni, Bim-Bum-Bam e VHS riprodotte a ripetizione, senza che i nostri genitori provassero alcun senso di colpa o quasi. Tuttavia negli ultimi anni, i professionisti della salute mentale e dello sviluppo infantile hanno prestato sempre maggiore attenzione a questo mezzo che ha tuttora un grande ruolo nella nostra quotidianità. Psicologi, pedagogisti, logopedisti, pediatri concordano sulla potenziale pericolosità di questo strumento, che ormai accompagna le famiglie come sottofondo in diverse ore del giorno. Per certi versi, a cavallo del nuovo millennio c’è stata una vera e propria demonizzazione della televisione, criticata per essere non solo “cattiva maestra”, foriera di messaggi violenti e diseducativi per i più piccoli, ma anche elemento che incide negativamente sullo sviluppo di numerose competenze del bambino, soprattutto in età prescolare, fino ad arrivare ad una minacciosa “possibilità di dipendenza”. La presenza di monitor in casa viene caldamente sconsigliata prima dei 6 anni, fortemente osteggiata prima dei 3. Si sono osservati, infatti, ritardi del linguaggio, disturbi dell’attenzione, tendenza all’obesità e comportamenti aggressivi, che diversi specialisti hanno ricondotto proprio alle ore trascorse dai bambini davanti al televisore, a discapito di attività fisica e creativa. Ma cosa succede adesso che a casa siamo (e saremo) costretti a passarci 24 ore al giorno? La nostra opinione da mamme e da professioniste è che, come sempre, ci si debba appellare al buon senso. Bisogna sottolineare innanzitutto che il panorama dalla programmazione è mutato in modo sensibile negli ultimi decenni. A partire dal parental control, passando dagli alert per i programmi meno indicati per determinate fasce d’età (l’ormai storico bollino rosso), terminando ai canali tematici e alla varietà sempre più ampia offerta dall’on-demand, abbiamo la possibilità di attuare una scelta consapevole dei messaggi e dei valori che vogliamo trasmettere tramite i programmi selezionati. Esistono ad esempio dei canali in chiaro interamente destinati ai bambini di diverse fasce di età. Soprattutto per i più piccoli (indicativamente fascia 2-6 anni), salta all’occhio l’intento educativo di questi canali, che propongono serie animate con contenuti semplici e tematiche che trattano di valori positivi come famiglia, collaborazione, amicizia, rispetto della diversità, ecologia. Alcuni di essi sono proposti in inglese, con l’obiettivo di permettere ai piccoli telespettatori di familiarizzare con suoni ed espressioni di una lingua straniera. Alcuni di questi canali, inoltre, sono privi di spot pubblicitari. Perché consideriamo questo un valore aggiunto? Perché la pubblicità è studiata da esperti di marketing e comunicazione al fine di essere martellante, stimolante e… ipnotica. Quanti genitori hanno visto il proprio bimbo, fino a quel momento disinteressato, voltare la testa verso la televisione e imbambolarsi davanti alla pubblicità? Se ci fate caso, il ritmo delle immagini proposte e le musiche sono più rapidi, i colori vividi e, la maggior parte delle volte, il volume si alza sensibilmente (ci sono stati numerosi esposti di Codacons1 e sanzioni dell’Antitrust negli ultimi decenni). Senza dubbio questi sono elementi di disturbo, senza alcuna utilità educativa, anzi, con il potenziale effetto paradosso di indurre l’attenzione solo nel momento in cui c’è una comunicazione iperstimolante e confusiva. Oltre al fatto che veicolano il messaggio di un consumismo superficiale ed esasperato. Lungi dal riabilitarla in toto come moderna baby-sitter, quindi, possiamo valutare di dismettere momentaneamente i panni di censori inflessibili della televisione e integrarla nella quotidianità dei nostri figli. Come? Sempre rispettando quelle che sono le indicazioni generali: non eccedere; integrarla nella routine del bambino fissando orari e tempistiche che devono essere rispettati: c’è un tempo per il gioco, un tempo per il relax davanti alla tv, un tempo per le attività; concordare con il bambino i programmi da vedere, cercando di prediligere quelli più educativi e rispettosi del suo livello di sviluppo. Il tempo trascorso davanti alla televisione può essere anche un tempo condiviso, che permette alla famiglia di unirsi, contrattare in modo costruttivo (non mettiamoci nella posizione dell’adulto che decide in quanto adulto, né in quella per cui dobbiamo necessariamente accontentare i pargoli), scoprire interessi comuni, introdurre tematiche importanti e complesse per cui possiamo farci mediatori, e così via… Da evitare sarebbe, invece, la cosiddetta background television ovvero la televisione lasciata in sottofondo, quella che funge da blanda compagnia per gli adulti, ma che dalle ricerche risulta essere un elemento di disturbo effettivo per la capacità di attenzione del bambino. Si stima infatti che in condizioni normali i bambini la “subiscano passivamente” per oltre 5 ore al giorno, riflettiamo su quante potrebbero diventare in questo periodo di quarantena, in cui non trascorrono buona parte della giornata a scuola! Per concludere, apriamo una parentesi, senza dilungarci, sul fatto che abbiamo diversa opinione sull’utilizzo di tablet e smartphone. Riteniamo siano da limitare strettamente nel periodo prescolare e da gestire con molta attenzione anche durante gli anni delle scuole elementari, innanzitutto perché non ancora abbastanza “a misura di bambino”, molto meno controllabili da parte dell’adulto, oltre che iperstimolanti (anche per le modalità grafiche che li caratterizzano), motivi per cui è necessaria una fruizione sotto stretto controllo del genitore. Tuttavia anche su questo capitolo si dovrebbe aprire una riflessione approfondita, giacché il loro utilizzo forzato per la didattica online proprio nelle ultime settimane sta aprendo a nuove potenzialità che sicuramente si svilupperanno ulteriormente nei mesi a venire. Staremo a vedere. Dott.ssa Chiara Lo Curto Psicologa Psicoterapeuta Note: 1 Un esempio fra tanti qui Riferimenti Bibliografici D’Alessio M., Posso guardare la TV? Come dare una risposta consapevole ai nostri bambini. Milano: Franco Angeli, Le Comete; 2004 D’Amico M., Ci siamo persi i bambini: perché l’infanzia scompare. Roma-Bari: Laterza; 2014 Montessori M., La mente del bambino, la mente assorbente. Milano: Garzanti; 1952 Morcellini M., La tv fa bene ai bambini. Roma: Meltemi; 2005 Cubelli R. & Vicari S. (2016). Video, tablet e smartphone nei bambini molto piccoli: un ostacolo o una risorsa per lo sviluppo cognitivo e linguistico? Una discussione per condividere raccomandazioni e interventi. Psicologia clinica dello sviluppo, 2, 257-274 Vieni a conoscere l’équipe psicologica Share

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Riflessioni sulle nuove (necessarie) prospettive del mezzo televisivo nell’infanzia

televisione bambini psicologia psicoterapia

Eccoci qua.

Abbiamo atteso con trepidazione l’annuncio della “fase due del lockdown”, un filotto di parole che tre mesi fa sarebbe stato incomprensibile, ma abbiamo ottenuto solo qualche concessione in più. Lontanissime dal voler aprire una riflessione critica sulle scelte del Governo, che si trova tra le mani una bella gatta da pelare, in moltissime siamo però professioniste e madri e per noi si aprono diversi scenari, tutti ugualmente apocalittici. Passateci l’ironia, ma con i servizi per l’infanzia chiusi e la gestione della quotidianità a casa e dell’attività lavorativa sulle spalle, alle donne lavoratrici (e non solo) si prospetta un’estate molto faticosa. Per così dire.

Lo smart-working aiuta a proseguire la propria attività professionale rispettando le limitazioni imposte, quando possibile, ma i piccoli di casa hanno comunque delle esigenze e non sempre è possibile richiedere l’aiuto di una baby-sitter.

Qual è la soluzione che spesso ci viene in aiuto? La cara “zia” televisione. Tutti noi ante-millenial abbiamo potuto godere di lunghi pomeriggi con la compagnia di cartoni, Bim-Bum-Bam e VHS riprodotte a ripetizione, senza che i nostri genitori provassero alcun senso di colpa o quasi.

Tuttavia negli ultimi anni, i professionisti della salute mentale e dello sviluppo infantile hanno prestato sempre maggiore attenzione a questo mezzo che ha tuttora un grande ruolo nella nostra quotidianità.

Psicologi, pedagogisti, logopedisti, pediatri concordano sulla potenziale pericolosità di questo strumento, che ormai accompagna le famiglie come sottofondo in diverse ore del giorno. Per certi versi, a cavallo del nuovo millennio c’è stata una vera e propria demonizzazione della televisione, criticata per essere non solo cattiva maestra”, foriera di messaggi violenti e diseducativi per i più piccoli, ma anche elemento che incide negativamente sullo sviluppo di numerose competenze del bambino, soprattutto in età prescolare, fino ad arrivare ad una minacciosa possibilità di dipendenza.

La presenza di monitor in casa viene caldamente sconsigliata prima dei 6 anni, fortemente osteggiata prima dei 3. Si sono osservati, infatti, ritardi del linguaggio, disturbi dell’attenzione, tendenza all’obesità e comportamenti aggressivi, che diversi specialisti hanno ricondotto proprio alle ore trascorse dai bambini davanti al televisore, a discapito di attività fisica e creativa.

Ma cosa succede adesso che a casa siamo (e saremo) costretti a passarci 24 ore al giorno?

La nostra opinione da mamme e da professioniste è che, come sempre, ci si debba appellare al buon senso. Bisogna sottolineare innanzitutto che il panorama dalla programmazione è mutato in modo sensibile negli ultimi decenni. A partire dal parental control, passando dagli alert per i programmi meno indicati per determinate fasce d’età (l’ormai storico bollino rosso), terminando ai canali tematici e alla varietà sempre più ampia offerta dall’on-demand, abbiamo la possibilità di attuare una scelta consapevole dei messaggi e dei valori che vogliamo trasmettere tramite i programmi selezionati.

Esistono ad esempio dei canali in chiaro interamente destinati ai bambini di diverse fasce di età. Soprattutto per i più piccoli (indicativamente fascia 2-6 anni), salta all’occhio l’intento educativo di questi canali, che propongono serie animate con contenuti semplici e tematiche che trattano di valori positivi come famiglia, collaborazione, amicizia, rispetto della diversità, ecologia. Alcuni di essi sono proposti in inglese, con l’obiettivo di permettere ai piccoli telespettatori di familiarizzare con suoni ed espressioni di una lingua straniera.

Alcuni di questi canali, inoltre, sono privi di spot pubblicitari. Perché consideriamo questo un valore aggiunto? Perché la pubblicità è studiata da esperti di marketing e comunicazione al fine di essere martellante, stimolante e… ipnotica. Quanti genitori hanno visto il proprio bimbo, fino a quel momento disinteressato, voltare la testa verso la televisione e imbambolarsi davanti alla pubblicità? Se ci fate caso, il ritmo delle immagini proposte e le musiche sono più rapidi, i colori vividi e, la maggior parte delle volte, il volume si alza sensibilmente (ci sono stati numerosi esposti di Codacons1 e sanzioni dell’Antitrust negli ultimi decenni). Senza dubbio questi sono elementi di disturbo, senza alcuna utilità educativa, anzi, con il potenziale effetto paradosso di indurre l’attenzione solo nel momento in cui c’è una comunicazione iperstimolante e confusiva. Oltre al fatto che veicolano il messaggio di un consumismo superficiale ed esasperato.

Lungi dal riabilitarla in toto come moderna baby-sitter, quindi, possiamo valutare di dismettere momentaneamente i panni di censori inflessibili della televisione e integrarla nella quotidianità dei nostri figli.

Come? Sempre rispettando quelle che sono le indicazioni generali:

  • non eccedere;

  • integrarla nella routine del bambino fissando orari e tempistiche che devono essere rispettati: c’è un tempo per il gioco, un tempo per il relax davanti alla tv, un tempo per le attività;

  • concordare con il bambino i programmi da vedere, cercando di prediligere quelli più educativi e rispettosi del suo livello di sviluppo.

Il tempo trascorso davanti alla televisione può essere anche un tempo condiviso, che permette alla famiglia di unirsi, contrattare in modo costruttivo (non mettiamoci nella posizione dell’adulto che decide in quanto adulto, né in quella per cui dobbiamo necessariamente accontentare i pargoli), scoprire interessi comuni, introdurre tematiche importanti e complesse per cui possiamo farci mediatori, e così via…

Da evitare sarebbe, invece, la cosiddetta background television ovvero la televisione lasciata in sottofondo, quella che funge da blanda compagnia per gli adulti, ma che dalle ricerche risulta essere un elemento di disturbo effettivo per la capacità di attenzione del bambino. Si stima infatti che in condizioni normali i bambini la “subiscano passivamente” per oltre 5 ore al giorno, riflettiamo su quante potrebbero diventare in questo periodo di quarantena, in cui non trascorrono buona parte della giornata a scuola!

Per concludere, apriamo una parentesi, senza dilungarci, sul fatto che abbiamo diversa opinione sull’utilizzo di tablet e smartphone. Riteniamo siano da limitare strettamente nel periodo prescolare e da gestire con molta attenzione anche durante gli anni delle scuole elementari, innanzitutto perché non ancora abbastanza “a misura di bambino”, molto meno controllabili da parte dell’adulto, oltre che iperstimolanti (anche per le modalità grafiche che li caratterizzano), motivi per cui è necessaria una fruizione sotto stretto controllo del genitore. Tuttavia anche su questo capitolo si dovrebbe aprire una riflessione approfondita, giacché il loro utilizzo forzato per la didattica online proprio nelle ultime settimane sta aprendo a nuove potenzialità che sicuramente si svilupperanno ulteriormente nei mesi a venire. Staremo a vedere.

Dott.ssa Chiara Lo Curto

Psicologa Psicoterapeuta

Note:

Un esempio fra tanti qui

 


Riferimenti Bibliografici

D’Alessio M., Posso guardare la TV? Come dare una risposta consapevole ai nostri bambini. Milano: Franco Angeli, Le Comete; 2004

D’Amico M., Ci siamo persi i bambini: perché l’infanzia scompare. Roma-Bari: Laterza; 2014

Montessori M., La mente del bambino, la mente assorbente. Milano: Garzanti; 1952

Morcellini M., La tv fa bene ai bambini. Roma: Meltemi; 2005

Cubelli R. & Vicari S. (2016). Video, tablet e smartphone nei bambini molto piccoli: un ostacolo o una risorsa per lo sviluppo cognitivo e linguistico? Una discussione per condividere raccomandazioni e interventi. Psicologia clinica dello sviluppo, 2, 257-274

 
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